CHE COS’È LA MENINGITE
La meningite è un’infiammazione delle membrane (meningi) che avvolgono cervello e midollo spinale. Quando di origine batterica, i batteri che ne sono responsabili sono tra gli altri il meningococco, lo pneumococco e l’Haemophilus influenzae di tipo B. La meningite virale è invece la forma meno grave. I sintomi della meningite sono simili a quelli dell’influenza: febbre, mal di testa e rigidità del collo accompagnati spesso da altri sintomi, quali nausea, vomito, fotofobia (sensibilità dell’occhio alla luce) e dolori muscolari. Esistono anche meningiti da funghi, parassiti, protozoi e da varie cause non infettive.
NON È IN CORSO UN’EPIDEMIA
Innanzitutto, bisogna dire che nonostante il clamore degli ultimi mesi sui giornali e in TV, non è in corso un’epidemia di meningite, lo confermano anche i ricercatori dell’Istituto superiore di sanità (ISS), affermando che si tratta solamente di «un’epidemia mediatica, in cui il patogeno, che si sta moltiplicando a dismisura, contagiando giornali e lettori, è semplicemente la notizia giornalistica». Inoltre lo stesso ministero della Salute dichiara che «al momento non esiste alcuna situazione epidemica, la circolazione dei germi che causano la malattia è nella norma attesa in linea coi numeri degli ultimi anni».
Quindi se i maggiori esperti dichiarano che non siamo di fronte a un’emergenza perché introdurre in Italia un vaccino obbligatorio per questa malattia?
LE CAUSE DELLA MENIGITE SONO TROPPE PER ESSERE SCONFITTE CON LE VACCINAZIONI
La meningite viene causata soprattutto da batteri come il meningococco (Neisseria meningitidis), lo pneumococco (Streptococcus pneumoniae) e l’emofilo influenzale (Haemophilus influenzae), virus e altre varie cause. Il meningococco dispone inoltre di diversi sierogruppi, come il tipo B e il tipo C, oppure i tipi A, Y e W35. Inoltre altre cause della malattia possono essere altri streptococchi, la listeria e il bacillo della tubercolosi. È logico pensare che non può esistere un vaccino per la “meningite”, vista la sua complessità e le diverse cause responsabili del suo insorgere. Quindi la vaccinazione è effettivamente la misura adatta alla risoluzione del fenomeno?
Inoltre su 13 vaccini obbligatori, incluso quello contro lo pneumococco (il cui inserimento nel decreto è ancora oggetto di discussione), come mai esistono 4 vaccinazioni (anti-meningococcica B, anti-meningococcica C, anti-Haemophilus influenzae tipo b e anti-pneumococcica) per una malattia rara e non in crescita sostanziale?
I DATI UFFICIALI
Il Report Annuale stilato dall’Istituto superiore di sanità (aggiornato ad aprile 2017) sulle malattie batteriche invasive segnala per il 2016 1462 casi da pneumococco, 232 da meningococco e 140 da emofilo per un totale di 2101 casi (compresi quelli minori causati da altri agenti causali). I dati del triennio precedente sono simili (casi totali): 1420 (2013), 1478 (2014) e 1808 (2015). La campagna di vaccinazione straordinaria e la corsa al vaccino non erano necessarie perché i dati dimostrano che l’andamento attuale rispecchia il trend degli ultimi anni. Infatti nel report dell’ISS viene affermato che l’aumento di casi da pneumococco è dovuto principalmente a un aumento della sensibilità diagnostica e a una maggiore attenzione al problema. L’incremento, invece, del numero delle infezioni da meningococco è da attribuire all’aumento dei casi di meningococco C registrato in Toscana nel biennio 2015-2016.
L’INCIDENZA DELLA MALATTIA DIMOSTRA CHE NON È UN’EPIDEMIA
Si tratta comunque di una patologia rara, secondo i dati del 2016 infatti l’incidenza dei casi da meningococco è stata di 0,38:100.000, quella da pneumococco 2,41:100.000 e 0,23:100.000 quella da emofilo. Per l’Organizzazione Mondiale della Sanità si parla di epidemia di malattia meningococcica solo quando si verificano un numero maggiore di 100 casi/100.000/abitanti/anno. È quindi l’ora di smettere di usare il termine epidemia per quanto riguarda la meningite.
MOLTI CASI DI MENINGITE TRA CHI È GIÀ VACCINATO (E UN BIMBO DI 18 MESI MORTO A CAUSA DELLA VACCINAZIONE)
Inoltre dobbiamo ricordare che molte persone contagiate erano “coperte” da vaccino, si parla quindi di casi di mancata risposta della vaccinazione. Vedi qui alcuni esempi degli ultimi anni. Ad esempio in Toscana nel dicembre 2016 un bambino di 4 anni è stato ricoverato in gravi condizioni per meningite nonostante fosse vaccinato.
Ricordiamo anche la morte dello scorso settembre di un bimbo di Catania in seguito alla vaccinazione anti-meningite con conseguente blocco immediato della somministrazione del lotto.
IL VACCINO CONTRO LA MENINGITE B NON È EFFICACE
Inoltre il vaccino contro la meningite B, il farmaco Bexsero prodotto dalla Glaxosmithkline, non protegge contro tutti i tipi di meningite B circolanti, come viene affermato in un documento della Commissione europea (pagina 3).
In aggiunta, uno studio del New England Journal of Medicine dimostra che dopo un ciclo di due dosi del vaccino Bexsero solo due terzi dei soggetti vaccinati ha prodotto una risposta anticorpale sufficiente.
Addirittura un terzo dei vaccinati non ha manifestato alcun segno di protezione. Quindi in pratica non sappiamo fino a che punto possiamo considerarci protetti dopo questa vaccinazione, senza considerare gli effetti collaterali che potremmo sperimentare, anche quelli non dichiarati nel bugiardino. Infatti nel foglietto illustrativo dello stesso vaccino c’è scritto “Medicinale sottoposto a monitoraggio addizionale”, siamo quindi di fronte a un vaccino non testato completamente. Può un farmaco sotto monitoraggio addizionale essere somministrato obbligatoriamente, così come previsto dal decreto Lorenzin? In pratica è stata data la possibilità di sperimentare sulla massa un vaccino di cui non si conoscono né l’efficacia né l’efficienza.
Anche per quanto riguarda il vaccino antimeningite C possiamo dire qualcosa. Per esempio vi ricordate lo scandalo del vaccino Meningitec ritirato nel 2014 perché contenente nanoparticelle di ossido di ferro e acciaio inossidabile? Ovviamente sono sconosciuti gli effetti indesiderati a lungo termine.
La situazione è molto complicata, lasciamo la decisione finale alle singole persone. Riflettere su questi dati è fondamentale per riappropriarci della nostra libertà individuale e del diritto di decidere sul nostro corpo.
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